Intendiamoci, ciò che merita di essere de-finito è il male, la malattia, la sofferenza, perché definire significa circoscriverla… per poterla aggredire. Ciò che non sopporta invece definizioni è la poesia, la felicità, la sanità stessa. Non è “normale” la sanità, è meravigliosa! E la meraviglia non sopporta definizioni.
Poi certo, i critici d’arte, letteratura, poesia, musica e pittura si sbracciano per definire, ma – a parer mio – perdono un po’ il loro tempo. Perché direi quasi che è nostro diritto, ad ogni rilettura di una pagina poetica, che ne so di Dante o Manzoni, ma anche di un film che ci è piaciuto, sorprenderci poiché essa ci rivela ogni volta un significato nuovo. Sempre spazio quindi alla Sorpresa.
Per questa ragione così come non andrebbe definita la bellezza, la felicità, la poesia, non va definita la persona. Il suo male va definito, o il suo delitto. La persona in quanto singolo, unico e irripetibile, ripeto, non sopporta definizioni. E quando accade, e succede ogni giorno, di usare definizioni dobbiamo sapere che rischiamo di far torto alla Verità più profonda.