L’inconscio

L’inconscio spesso è veramente un testo scritto in lingua straniera. Freud usava definirlo infatti, “l’interno paese straniero”, del quale occorre pazientemente disambiguare il linguaggio.
E’ grazie a questa operazione che il cuore perde il suo nome, il contesto lo suggerirebbe, ma il testo dice invece diversamente, dice muscolo cardiaco, e allora noi dobbiamo saper tradurre se è muscolo cardiaco o se è cuore. Questa traduzione non è senza conseguenze, perché finchè è muscolo cardiaco il nostro paziente che il cuore ce l’ha sano, continuerà una volta alla settimana a correre al pronto soccorso e a farsi fare l’ennesimo e inutile elettrocardiogramma. Quando pian piano, col nostro aiuto diventa cuore, cioè il luogo simbolico dei sentimenti e degli affetti, non è più necessario correre al pronto soccorso dell’ospedale, perché questo cuore lo si potrà “analizzare” usando le parole, raccontando, raccontando, raccontando,…esprimendo, esprimendo.. .
Perché tutto ciò avvenga, e questa fortuna a me è capitata, basta un buon “maestro” ogni tanto, ovvero qualcuno che sappia farti innamorare della sua materia, ma non tanto di quella materia, bensì di quell’argomento sott’inteso che è il gusto del conoscere, del ricercare, del pensare e del dire.

La memoria, madre dei ricordi

-“La memoria è madre dei ricordi.”
Non è solo una metafora è che i ricordi per incidersi e iscriversi nella memoria, per poter successivamente essere richiamati anche a enormi distanze, hanno necessità di essere raccontati; così come per imparare una poesia a memoria bisogna ripeterla, ripeterla, ripeterla. E dunque sì, perchè i ricordi si iscrivano in modo da essere rievocati a distanza anche notevole, occorre che qualcuno ce li abbia chiesti.

-“Raccontami bambino mio, racconta, racconta, racconta…”

Se e quando questa funzione non viene svolta da chi di dovere, e qui soprattutto sono le madri che poi dal fruttivendolo, incontrando altre madri, incrociano i rispettivi ricordi dei rispettivi bambini… se questi tessuti narrativi non furono sufficientemente coltivati, diventa poi più complesso ricordarli a distanza, come l’elenco dei compagni di classe delle elementari o delle medie, ad esempio.

Il Pascoli ha diversi testi poetici collegati con ricordi scolastici, ve la ricordate “L’aquilone”?
Poesie del genere insomma, ce le facevano imparare a memoria e lì per lì era probabilmente una rottura di scatole; tuttavia siam contenti poi se ci ritroviamo in tasca, con sorpresa – mica lo sappiamo perché e come – piccoli tesoretti di memorie poetiche. Dice mio nipote che non fanno più imparare i testi a memoria, o quasi niente: che peccato!; quando soprattutto testi meritevoli, aiutano a mantenere tra le altre cose, la memoria e il ritmo della nostra lingua che è, per inciso, la più bella del mondo.