Ci state a fare una proposta di legge?! Mettiamo una tassa sulle parole sbagliate.
…Il problema poi è la verifica.
Le parole da tassare sono queste: tutte le volte che nel discorso comune – diciamo nelle liti anche piccole, così il governo guadagna anche di più – compare il SEMPRE e il MAI (“Sei sempre il solito!”) oppure il TUTTO e il NIENTE (“Non fai mai niente e a me poi tocca fare tutto!”): basterebbe anche solo un eurino.
In effetti c’è poco da fare, sono parolette che allontanano la verità, in quanto nella realtà del mondo non c’è il “sempre” così come non c’è il “mai”. E non c’è il tutto.
L’universo dov’è che finisce? Adesso poi parlano di pluriversi. E il “niente”, prima di arrivare a scoprire il vuoto atmosferico son passati millenni e millenni; quindi il “niente” e il “tutto” sono concetti puramente matematici, astratti. Eppure usati nel concreto falsificano la Realtà e la Verità. Quindi: tassa!
La sola maniera di tollerare nel discorso animato, animoso, parole come sempre, mai, tutto, niente, ecc. è quella di mostrarne la non rispondenza al vero. Potremmo dire “molto” al posto di “tutto”, oppure “quasi sempre “o “quasi mai”, insomma mettere dei correttivi. Allora si può anche quantificare quante volte, fare le percentuali, ecc. .
Insomma, finché la gente non impara a dubitare in modo sano sarà facile incorrere nel rischio del non intendersi, è questa la questione.
A tal proposito, il dubbio ossessivo non dovrebbe chiamarsi dubbio, quella è una certezza travestita da dubbio. Purtroppo il linguaggio dei filosofi non entra dappertutto poiché il dubbio degno del nome è il dubbio filosofico, quello che si coniuga bene con quell’altro concetto, il mistero.