Il senso della Storia

Nel parlare quotidiano, spesso – per abitudine o fretta – tendiamo a confondere due parole che in realtà indicano cose molto diverse: realtà e verità.

La realtà è ciò che c’è, così com’è. È materia, peso, resistenza. È come una roccia: opaca, compatta, difficile da ignorare. Ma la verità è un’altra cosa. La verità nasce quando quella realtà viene attraversata dalle parole. Quando proviamo a raccontarla, a nominarla, a darle un senso.

È la parola, infatti, che costruisce la verità. Ma deve essere una parola giusta. Non una qualsiasi. Le parole che servono a dire la verità devono essere scelte con attenzione, perché solo così riescono ad avvicinarsi davvero a ciò che vogliamo trasmettere.

Per questo, la verità – anche se nasce dentro ciascuno – ha sempre qualcosa di condivisibile. È un ponte. Un progetto di comunicazione, di incontro. Chi cerca la verità, in fondo, sta cercando anche qualcuno con cui condividerla.

La realtà nuda, grezza, senza parole capaci di interpretarla, può diventare pericolosa. È da lì che nascono i conflitti, le guerre, le incomprensioni. La verità, invece, è una costruzione paziente che tende verso la pace. Ma chiede impegno, ascolto, tempo.

Questo vale nella grande Storia – quella dei popoli, delle nazioni – ma anche nelle storie personali, quelle che ci portiamo dentro ogni giorno. Anche dentro di noi, tra pensieri in contrasto ed emozioni che faticano a trovare voce, c’è bisogno di verità per poter pacificare.

E allora la domanda è: a cosa serve la pace?
Serve alla sicurezza. Alla possibilità di sentirsi al riparo, almeno per un po’. Chi ha vissuto la guerra lo sa bene: uscire di casa senza la certezza di poter tornare, vedere partire un padre senza sapere se lo si rivedrà. Questa è la realtà della guerra. E anche le guerre interiori, per quanto silenziose, chiedono tregua.

Ma attenzione: la pace non porta necessariamente la felicità. La felicità è un’altra cosa. Non si costruisce, non si garantisce, non si programma. Arriva. A volte all’improvviso, come una brezza che ci sfiora il volto. E se dentro di noi c’è abbastanza silenzio, possiamo accorgercene. E tenerla, almeno per un po’.

La pace crea lo spazio per riconoscerla. La felicità, quando viene, ha bisogno di un terreno quieto su cui posarsi.

E questo, forse, è il vero senso della Storia: cercare parole che sappiano dare significato alla realtà, in modo da renderla condivisibile, umana, abitabile. A partire da noi stessi, fino ad arrivare all’ Altro che incrociamo lungo il cammino.