I tic, i piccoli gesti del nostro quotidiano

– “Posso fare l’ipotesi che i tic, i gesti che lei quotidianamente deve sopportare, sono magici”, rispondo io.
Tutti i tic sono gesti apotropaici (l’aggettivo deriva dal greco apotrépein = “allontanare”), superstiziosi, scaramantici per dirla secondo linguaggio comune.
Ad esempio, (solo) se io faccio questo o quel gesto mi andrà bene l’esame, oppure non mi verrà la febbre, o la ragazza mi dirà di sì, ecc.
Sono per così dire, delle tasse pagate per procurarsi il diritto di qualche cosa di desiderabile che non è gratuito, pertanto lo devo pagare. Ed è una magia.
Oh, intendiamoci, di queste “magie” ne facciamo poi tutti quanti. Quando ci auguriamo “buongiorno”, “buonasera”, “arrivederci”, sappiamo molto bene che il nostro giorno futuro, la sera, o il prossimo appuntamento non sarà in relazione con la parola che ci scambiamo durante il saluto, tuttavia non oseremmo rinunciarvi, perché secondo il comune costume, insomma c’è poco da fare, è maleducazione non rispondere simmetricamente al “buongiorno”, “buonasera”, ecc.
Comunque sia, cosa c’è dietro? Eh, un pizzico di magia che quella parolina abbia il potere onnipotente in qualche modo di evitare il male. Poi sappiamo che non c’è correlazione, tanto più in senso stretto.
C’era una vecchia commedia di De Filippo che intitolava così: “Non è vero…ma ci credo” perché? … porta bene; ecco i tic sono qualcosa del genere solo che sono dei rituali, ma rigorosamente personali, poiché a un tic non rispondiamo con un contro tic, lo accettiamo così com’è. Ma, sapete, i tic sono tenaci, come tenace è ogni costrutto ossessivo (a partire dal lavarsi dieci volte le mani), difficilmente mollano la presa.
È certo che chi ne ha di tic non ignora di averne, per cui tendo a non interpretare tanto il suo carattere magico, quanto piuttosto la vergogna che inducono, visto che spesso bene o male vengono vissuti con un certo grado di imbarazzo. Per quale ragione mai? Perché, forse coloro che ne subiscono pesantemente la tirannia lo avranno notato, più ci se ne vergogna più il tic si fa insistente.
Mi capita di porgere questa domanda in tali situazioni: “Per caso ha notato che ci siano delle situazioni più specificamente ansiogene che incrementano i tic che viceversa CI lasciano in pace?”
Sì alle volte, trovo conveniente usare il “NOI”, magari appunto attraverso il “CI lasciano in pace” per segnalare che NOI esseri umani per quanti siamo, possiamo andare incontro a queste cose, compreso il tic. E se allora è una cosa umana, forse forse la morsa della vergogna potrebbe anche mollare un po’ la presa. Perché se è così, potremmo anche dire: ogni essere umano ha i suoi di tic, anche se non hanno la stessa forma; anche la depressione è un tic di più lunga durata si capisce, non è un gesto fisico, ma è un gesto psichico.
Quindi, NOI non è che siamo sani quando siamo perfetti, lo siamo quando le nostre capacità, competenze, forze sono più forti delle nostre debolezze.
L’inconscio, di cui i tic ne sono una manifestazione, non è una mostruosità; anche se ospita mostruosità qua e là è squisitamente umano.

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