Chi fa il mio stesso mestiere è indotto alla modestia.
Sì, le fobie – per citarne una a caso – si somigliano tutte, ma Tizio fobico è Tizio, identico solo a se stesso e potrebbe non avere nulla in comune con Caio, fobico a sua volta ma in altro modo, ecc.
Questo ci suggerisce il gusto della modestia, ossia il piacere di non dover essere onniscienti o di non dover dimostrare chissà che cosa. Questa la ragione per cui le nostre parole sono sempre (così dovrebbero) col punto interrogativo:
– “Ma non sarà per caso che…”, poiché l’ultima parola non spetta a noi, spetta al paziente, al quale noi facciamo un regalo.
È un regalo sì, perché mettere parole profumate dove c’erano parole puzzolenti: “Ah finalmente si può respirare!”, e il paziente non deve più sentirsi costretto a tapparsi il naso con le orecchie.