Signori genitori (separati) mi permetto di farvi una predica probabilmente inutile.
Per carità d’Iddio, non usate, ne direttamente ne indirettamente, i vostri bambini come agenti del controspionaggio. Spiarvi a vicenda da una parte o dall’altra, quand’anche fosse solo una delle due a usare come agenti segreti i comuni figli, non s’ha da fare; questo non sarebbe autorizzato. Lo so che sto facendo una predica inutile per molti di voi, però l’importante è non dimenticarlo mai.
Quando il cosiddetto segreto è veramente segreto, di solito non ha bisogno d’esser intitolato; “Questo è un segreto della mamma” semplicemente non lo si dice, anche perché una volta detto… .
Questo papà ex marito – nel caso preso ad esempio – sa già di che si tratta se è un segreto della mamma che è stato chiamato così, non ha bisogno dei particolari. Voglio dire, se la mamma dice alla sua bambina/o: “Questo è un segreto!, senza aggiungere poi “Guai a te se apri bocca!” al punto che la bambina/o dice tranquillamente e spontaneamente al papà “Sai, la mamma ha dei segreti detti, ma io non te li dico”: va bene.
Questa di cui vi parlo è una misura d’igiene mentale così importante e non si ha idea di quali siano le conseguenze a distanza d’aver subito da bambini delle situazioni di questo tipo. Non il conflitto tra papà e mamma, quello lo sanno già, bensì l’obbligo del silenzio, poiché quest’obbligo diviene anche: “Devo tenere per me non soltanto il racconto che mamma o papà mi hanno detto, quel che io ho visto, ecc., ma anche tutti i miei pensieri e sentimenti che riguardano quella specifica cosa. Per non dare dispiacere al papà, per non fare dispiacere la mamma, devo tenermi non solo il segreto, ma devo tenere segreto anche il mio dispiacere”. E allora i segreti nel cuore dei bambini accompagnati dal divieto di parlarne sono micidiali, poiché intervengono appunto nella libertà dell’uso delle parole come strumento per distinguere il mondo ad occhi chiusi (pensieri, sogni, immaginazione, fantasie, desideri,..) dal mondo ad occhi aperti (i fatti, le persone, la realtà, la verità, la storia,…).
Eh, non si nasce pensatori, lo si diventa.
Concludendo, ci sono diversi modi di dichiarare, descrivere, intitolare la sana capacità di pensiero, di ragione e di sentimento…tanti modi, uno molto semplice che ho imparato a pronunciare così è questo: la capacità di distinguere il mondo ad occhi aperti, dal mondo ad occhi chiusi. Dal mio mondo ad occhi chiusi.